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"La conoscenza è potere"

lunedì 5 settembre 2011

Portal 2: un sequel da impazzire!



Il mercato attuale dei videogiochi non è certo una passeggiata. Non solo i programmatori si trovano di fronte ad aspettative sempre più alte, ma l'ingovernabile frenesia delle uscite e i tempi di sviluppo sempre più contratti rendono difficile creare esperienze capaci di distinguersi dalle pile di scatole che si accatastano sugli scaffali dei negozi.
A volte, però, le idee migliori nascono in piccolo per espandersi a dismisura dopo aver stuzzicato il desiderio di esperienze interessanti che i giocatori stanno lentamente sacrificando all'altare delle saghe annuali e dei remake in HD.
È questo il caso di Portal, geniale puzzle-FPS affacciatosi sul mercato come semplice comparsa (per quanto succosa) all'interno della mai troppo lodata Orange Box, o come piccola perla scaricabile da finire in una notte e rigiocare mille e mille volte per il puro piacere di farlo.
Dopo aver constatato il successo riscosso in tutto il mondo dal concetto del gioco in questione, i ragazzi di Valve si sono trovati di fronte al difficile compito di far crescere il proprio bambino prodigio per trasformarlo in un gioco completo, ricco e meritevole di un disco, una confezione, un libretto di istruzioni e una campagna marketing tutti per sé.
'Portal 2' Screenshot 1
Osservate bene questi esperimenti, perché nel corso del gioco avrete modo di sperimentarli direttamente!
Visto il fardello di aspettative che si portava dietro, infatti, Portal 2 non poteva certo essere sviluppato semplicemente creando nuovi test basati sulle stesse dinamiche del capitolo precedente! Per non deludere gli esigenti fan del primo episodio era necessario curare ogni singolo dettaglio, ampliando le ottime basi del gioco originale e arricchendole con la giusta dose di elementi inediti.

lunedì 29 agosto 2011

Metal Slug: la migliore serie di sparatutto 2D

Sono ormai lontani i tempi in cui una prodigiosa Software House sfornava dai propri uffici multimediali titoli veramente da apostrofare con la ‘T’ maiuscola, sospinta a meraviglia da validi programmatori e dall’aiuto morale ed economico di centinaia di migliaia di fan. Una società videoludica capace di contendere agli avversari la medaglia d’oro in parecchi generi di videogiochi; dagli sparatutto agli action, passando per i puzzle game, fino ad arrivare ai picchiaduro, i quali rappresentavano il vero stile madre di quell’epoca così fastosa. Capolavori come la saga di Fatal Fury, King of Fighter e Art of Fighting hanno conteso al capcomiano Street Fighter e Darkstalker il ruolo di ‘padroni della lotta’ per molti anni, mentre altre perle dedicate agli sparatutto o avventure sportive come i vari Soccer Brawl, Super Sidekicks o Windjammers, sono quasi risultati vincitori al cospetto di ‘mostri’ di quegli anni. Fu così che nei primi anni del 1990 vide la luce per Neo Geo l’esilarante action game dedicato alla guerra intitolato Metal Slug, figlio oltretutto di una giocabilità e di una grafica che solo l’SNK poteva offrire in quel meraviglioso periodo. 

Un gameplay semplice... e distruttivo!

Comandare un characters armato di tutto punto, equipaggiarlo con nuovi oggetti d’offesa e aiutarlo a liberare i numerosi ostaggi sparsi per i livelli: era questo l’arduo compito che ci attendeva, mentre centinaia di agguerriti soldati, di munizioni e di macchine belliche, per non parlare degli arcigni boss di fine livello, ostruivano la nostra tortuosa strada che portava all’agognata quanto difficile fine del gioco. Ecco quindi che dopo anni di seguiti e conversioni che vanno fino al periodo d’oro dellaPlayStation, questo gioco ha divertito svariati popoli e portato alta la bandiera di una casa che (ahimè) ha chiuso i battenti qualche anno fa portandosi dietro mille successi e ricordi bellissimi, senza dimenticare la mancanza del vero motivo di tale fallimento a livello di Software House. Oggi è tutto cambiato ma gli Arcade come di solito succede in questo mondo colmo di poligoni, prendono (con nostro immenso piacere) la strada dei portatili, riempiendo il nostro cuore nostalgico di giubilo e gratitudine alla marca che pubblica il gioco-memoria di turno. 

lunedì 28 marzo 2011

Ingegneria Edile-Architettura,che cos'è?

La facoltà di ingegneria edile architettura sicuramente,anche solo per il fatto che il suo nome includa due facoltà,interesserà sicuramente molti studenti che escono dalle superiori.La cosa da non dimenticare è che però è INGEGNERIA edile-architettura,il che vuol dire che si imparerà un approccio tecnico al mestiere dell'architetto.Infatti,nei primi tre anni di università gli esami effettivi che si dovranno dare non sono molto differenti da quelli di ing.edile (in pratica sono quasi tutti esami di matematica,fisica,e tecnica dell'architettura in tutte le sue forme),in più però gli esami di ingegneria edile-architettura prevedono il superamento di molti laboratori,i quali non danno punti di credito utili al superamento degli anni.I laboratori,per quanto possano sembrare una colossale perdita di tempo,sono quelli che avvicinano questa facoltà ad architettura.
Per esperienza personale la frase "si deve studiare a questa facoltà" direi che è alquanto riduttiva,infatti i ritmi sono incalzanti,e i laboratori portano via molto tempo utile allo studio:in pratica è quasi impossibile rimanere al pari con gli esami.Ciononostante questa facoltà ha anche molti aspetti positivi:il primo è che una volta laureati ci si può iscrivere all'albo sia di ingegneria che di architettura,poi si acquisisce una visione del futuro mestiere che è una via di mezzo tra l'architetto e l'ingegnere (quindi ci sarà sia l'ambizione a creare edifici con forme che sfidano la fisica,sia l'aspetto della concretezza del progetto stesso),infine è una facoltà a livello europeo e quindi è uguale per tutta europa.

Polaroid,che passione!

In questi giorni sta ritornando di gran moda il vintage,e di conseguenza,nel mondo della fotografia sta ritornando la mitica polaroid.Come tutti coloro che hanno vissuto il periodo sapranno,la casa nel 2008 ha interrotto la produzione delle loro amatissime pellicole,creando dispiacere per tutti gli appassionati.
A "salvare" gli amatori però si è interposta una società di collaboratori della polaroid,i quali spinti dalla stessa,ma agendo in modo totalmente indipendente,hanno proseguito a produrre pellicole istantanee.Quesa è impossible project (http://the-impossible-project.com/).
Le pellicole di loro produzione sono molto lontane in qualità da quelle originali,inoltre sono anche molto care.Infatti le pellicole non solo le si viene a pagare intorno ai 2 euro cad. ma fanno anche abbastanza schifo,non mantenendo i colori,e avendo una tonalità di base sul color seppia.
In pratica sono pellicole solo per le persone che non riescono a separasi dalla propria pola,e la vogliono tenere viva.
Gli unici che sono riusciti a salvarsi sono solo i possessori delle macchine polaroid fino alla quinta serie,ovvero queste elencate nel sito http://www.polaroid-passion.com/films-polaroid-pack-100.php, in quanto la fujifilm produce delle pellicole compatibili e decisamente più abbordabili di quelle dell'impossible.
A conforto di tutti però c'è l'annuncio della polaroid stessa,che decreta la ripresa della produzione delle istantanee 600 (http://www.polaroid.com/en/news/2010/1/7/polaroid-unveils-new-product-line-ces).L'unico problema è che sarà lunga prima che queste arrivino in Italia.Però forza e coraggio che tra un po' di anni ritorneremo tutti con le polaroid al collo a fare delle indimenticabili foto,che non hanno nulla a che vedere con le fredde e distaccate digitali,delle quali ne facciamo 2000,senza valutare la qualità effettiva della foto.

domenica 17 ottobre 2010

The Beatles:il gruppo che ha cambiato la musica tra miti e leggende

A passeggio per Abbey Road

"L'unica cosa che posso dirti è che devi essere libero
"
(da "Come Together")

Londra, 8 agosto 1969. Ci sono quattro uomini che stanno attraversando una strada, camminando in fila indiana su un attraversamento pedonale a forma di zebra. Si chiamano John, Ringo, Paul e George e hanno messo in piedi da un po' di tempo una band. Al fotografo di questa band sono stati concessi appena dieci minuti per immortalare una camminata e un preciso istante nella storia della musica rock. Qualche giorno in più e si terrà a Woodstock un festival cruciale, seguito a ruota dalle incendiarie esibizioni dell'Isola di Wight. Un altro gruppo britannico, i Rolling Stones, sta elettrizzando i propri fan con il singolo "Honky Tonk Woman". A luglio, è uscito un singolo, "Give Peace A Chance", che ha messo in moto la gigantesca macchina dell'utopia e della pace di un supergruppo con il dio della chitarra elettrica Eric Clapton e il folle del rullante Keith Moon. A formarlo, il sodalizio artistico-sessuale tra l'avanguardista del Sol Levante Yoko Ono e il primo uomo dell'attraversamento pedonale, John. L'8 agosto del 1969, John è alla testa dei suoi, vestito completamente di bianco, con lunghi capelli castani e inconfondibili occhiali tondeggianti. Sembra un profeta, un Gesù Cristo dei suoi tempi. In effetti lo è. Più famoso addirittura. E' seguito dal secondo uomo, Ringo, vestito interamente di nero, come un becchino del charleston. C'è infatti una leggenda fiorita negli anni a seguire, che vede il terzo uomo, Paul, sostituito da un sosia, un bassista e chitarrista mancino perfettamente identico. Sarà questo sosia, quasi un anno dopo, ad annunciare pubblicamente la definitiva rottura del giocattolo psichedelico.